Suona la campanella, a scuola senza cellulare
di Thaira Mangiapelo
Inizia il conto alla rovescia per il ritorno a scuola. I primi a rientrare saranno gli studenti di Bolzano, il 16 settembre la campanella suonerà nel Lazio mentre gli ultimi per i quali si apriranno i cancelli saranno i ragazzi della Puglia. Anche se, in base all’autonomia, ogni consiglio di istituto può modificare la data dell’inizio delle lezioni, anticipando di qualche giorno il ritorno in classe in modo da poter usufruire durante l’anno di qualche “ponte” in più.
Cosa ci sarà negli zaini dei nostri studenti? Libri di testo, quaderni, astucci, diari, la merenda e anche il telefonino. Il cellulare a scuola si può portare dalle medie, ma lo si deve tenere spento dentro lo zaino. A questo punto non capisco perché portarselo dietro. Basterebbe non usarlo durante le ore di lezione, in modalità silenzioso nella cartella. Però, chiaramente vale quanto decide il Dirigente scolastico in merito.
Per quanto riguarda le elementari, invece, credo anzi sono proprio convinta che è praticamente inutile. A cosa serve il cellulare a un bambino di quell’età? La risposta è: a nulla. Molti genitori si raccontano la favola che è un mezzo di controllo. Resta appunto una storiella. Non può essere un mezzo di controllo perché i bambini sono sempre accompagnati.
Il vero problema è che molti genitori non hanno capito l’importanza educativa del “no”. Molto più facile assecondare che imporsi. Si è passati dall’educazione autoritaria alla supremazia del figlio. Tanti fanno fatica ad affrontare le lamentele, le richieste estenuanti, i capricci, le tensioni, le urla.
I “no” servono. Servono perché madri e padri in questo modo mantengono aperta la relazione con i figli senza subirla. Non si tratta di “no” arbitrari ma educativi perché permettono di dare ai nostri figli un’informazione precisa ( utile soprattutto oggi che viviamo in società fluida) : “No, non è il momento …”, “No, questo non puoi farlo …”. “Lo scopo della scuola è quello di trasformare gli specchi in finestre.” diceva il giornalista Sydney J. Harris. Speriamo che di riflesso questo nuovo anno scolastico trasformi anche i genitori.