Uccisa e fatta a pezzi per 20 euro, arrestato il vicino d’appartamento

Doveva stare in una Rems, una residenza psichiatrica giudiziaria, Domenico Livirieri, il 46enne arrestato per l’omicidio della vicina di casa Marta Di Nardo uccisa e fatta a pezzi il 4 ottobre. Il 5 luglio 2021 gli era stata applicata la custodia cautelare in carcere per violenza sessuale e lesioni, poi sostituita il 22 settembre 2021 con la misura della libertà vigilata che però «si rilevava inadeguata al contenimento delle supposte esigenze». Poi il 31 marzo 2022 il gup aveva sostituito  la misura con la «detenzione» in una Rems che – come scrive il giudice Alessandra Di Fazio nella misura cautelare per il delitto – «rimasta ineseguita per mancanza di disponibilità, nonostante i ripetuti solleciti del pm alle autorità di competenza». Il gip, che ha convalidato il fermo disposto dal pm Leonardo Lesti nella notte tra venerdì e sabato, ha stabilito che Livrieri debba rimanere ora in carcere per omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere. Tuttavia ha chiesto che sia sorvegliato dai responsabili psichiatrici di San Vittore in attesa che venga disposta una nuova perizia sul suo stato di salute mentale. Le due già eseguite in passato avevano evidenziato una semi infermità mentale e i medici del Niguarda in una relazione hanno affermato che Livrieri «frequentava in maniera discontinua il Cps e non rispondeva alle terapie farmacologiche e soprattutto che non esistono terapie specifiche per il disturbo di personalità per il quale lo stesso è affetto». Per questo, come riporta il gip Di Fazio «l’unica soluzione sarebbe stata il ricovero in Rems, ad oggi mai eseguito. Resta pertanto indispensabile l’applicazione della misura cautelare della custodia in carcere, laddove le supposte esigenze cautelari non possono essere salvaguardate con altre misure». Nell’interrogatorio di convalida del fermo Livrieri ha ripetuto quanto già detto la notte dell’arresto ai carabinieri, ossia di aver ucciso la donna il 4 ottobre con una coltellata, di averne nascosto il cadavere e di essere dispiaciuto. Ha però aggiunto di aver lasciato il corpo sotto al letto per «una settimana», tanto che durante una visita della sorella lei gli aveva fatto notare il cattivo odore nell’appartamento che lui aveva attribuito a carne avariata. «Vorrei dire che mi dispiace per quanto accaduto – ha spiegato l’indagato al gip -, per aver assassinato Marta con la quale avevo un buon rapporto. Non è stata colpa mia, ma dei miei familiari che non mi aiutavano». Poi «con un coltello da cucina lungo 50 centimetri» ne ha smembrato il cadavere per nasconderlo nel controsoffitto. Livrieri ha spiegato che la vittima gli aveva prestato «20 euro» e che quel giorno la donna era andata a casa sua per riaverli. Lui l’aveva subito colpita con un coltello che aveva nascosto in una coperta mentre erano seduti sul letto. Dalle indagini è emerso inoltre che dopo il delitto l’assassino ha prelevato 17o euro con il bancomat della donna. corriere.it