Un giullare e un menestrello da Nobel
[one_third][/one_third] Il 13 ottobre 2016 sarà negli anni la continuità del Nobel per la letteratura. A molti infatti non è sfuggito come Bob Dylan abbia ricevuto il Nobel il giorno della scomparsa di Dario Fo. Potrebbe sembrare un mistero buffo ma così è stato deciso ieri a Stoccolma. Una casualità ma fino a un certo punto. Si tratta infatti, artisticamente parlando, di due geni. Inevitabile che entrambi venissero premiati, seppur a distanza di tempo. Il primo è stato attore, regista, drammaturgo, scenografo, scrittore e pittore. Arruolatosi da giovane nella Repubblica Sociale Italiana, ha saputo aggirare durante la carriera il suo trascorso a Salò. Capovolgendo le sue posizioni politiche e schierandosi a sinistra ha espresso da pensatore libero la sua arte. Fu un uomo di protesta e restituì dignità agli oppressi, secondo la motivazione del Nobel. Il secondo è Robert Zimmerman, alias Bob Dylan, cantautore, compositore, poeta. Appena adolescente inizia a esibirsi nel Minnesota. Poi si trasferisce a New York e nel 1963 partecipa con Martin Luther King alla Marcia su Washington cantando “When the ship comes in”. Mezzo secolo di successi e di battaglie sociali, di testi musicali che ancora oggi sono prosa e letteratura. Dylan con le sue note contrasta il potere. Lo stesso fa Dario Fo con le sue parole. E l’Accademia, simbolo del potere, non ha potuto non riconoscere il valore artistico a un menestrello e a un giullare. Sono loro che dimostrano come la poesia non sia solo quella che si legge nei libri ma anche quella che giunge alle orecchie attraverso una pietra che rotola.
G. F.