Veroli Alatri Ferentino Anagni, ecco le necropoli degli ernici

di Deborah Panichi 

L’area della provincia di Frosinone, cuore dell’Italia e corrispondente all’attuale Lazio meridionale, è una zona di estrema importanza per la storia arcaica e anche per lo studio delle popolazioni italiche come gli ernici, stanzianti in antichità in zona oltre che dell’epoca preromana e romana. Tra le città di vitale importanza delle popolazioni erniche possiamo menzionare Veroli, Ferentino, Alatri e Anagni, esse erano eccellenti zone di controllo del territorio e permettevano il collegamento tra il Lazio costiero e la pianura con le  zone interne e le montagne: ciò ha consentito loro di divenire centri molto importanti sia a livello commerciale che militare tanto da  divenire basilari anche per Roma. A livello di cultura materiale, del popolo ernico poco si sapeva fino agli anni ’90 del secolo scorso quando vennero scoperti, ad Anagni, resti votivi nella zona di Santa Cecilia, corrispondenti ad un luogo di culto. Sempre ad Anagni, località Osteria della Fontana, è stato trovato un altro sito che ha restituito sia resti di pratiche votive che una necropoli molto antica. Le sepolture, una decina in tutto, appartengono ad una antichissima necropoli, e sono anche adiacenti a quello che è stato identificato come santuario, che secondo le fonti dello scrittore latino Livio, era dedicato alla Dea Diana (l’Artemide greca). Le sepolture trovate in questo contesto sono a fossa rettangolare. La tipologia a fossa è molto comune e nell’antichità era utilizzata da molte popolazioni italiche (e non solo): veniva scavata una fossa direttamente nel terreno, che poteva esser rivestita lungo il perimetro da blocchi di pietra così da non permettere alla terra di cedere, il corpo dell’inumato veniva messo direttamente nella fossa, di solito col volto rivolto ad est, e, dopo il posizionamento di eventuali corredi funebri, la fossa veniva coperta con lastre di pietra e terra. Piccola curiosità, le teste dei defunti nelle sepolture antiche venivano rivolte verso Est perché è ad Est che sorge il sole, simbologia che rappresenta la rinascita e che affondava le radici nel ciclo vita e morte, ciclo che si concludeva con un nuovo inizio sotto la protezione divina. Le popolazioni italiche non sono le sole ad orientare i defunti verso Est, tra le altre popolazioni antiche possiamo menzionare anche gli egizi, per i quali la simbologia si lega alla rinascita e all’immortalità; similmente in Mesopotamia i defunti venivano rivolti ad Est per favorire il contatto con le divinità solari. Quella menzionata non è l’unica necropoli ritrovata in zona, un’altra è stata scoperta in una zona adiacente la stazione Sgurgola, in Località Contrada Spinelli, in questo caso le sepolture erano 21, purtroppo in pessime condizioni. La necropoli presenta anch’essa tombe a fossa e con orientamento verso Est, da evidenziare la presenza di corredo ceramico e anche oggetti come fibule, armi e oggetti di ornamento: la tomba 9 è più ricca delle altre e presenta anche offerte votive (pasti rituali?) deposte dopo la chiusura della stessa, è forse una evidenza di gerarchizzazione sociale? difficile rispondere, tuttavia appare possibile. Gli oggetti dei corredo aiutano a definire il sesso del defunto, di solito le armi (spade, daghe, gladi, giavellotti, lance etc.) sono associati alle sepolture maschili; per le sepolture femminili la questione è più complessa perché gli oggetti per la cura e l’ornamento del corpo  (spazzole, specchi, collane, fibule etc.) potevano trovarsi sia in sepolture maschili che femminili. A livello di datazione appare certo che la necropoli di Osteria della Fontana possa essere riferibile, per tipologia del corredo, al periodo tra il XIII e il IX secolo a.C.; più recente è quella della stazione Spurgola, databile al periodo orientalizzante (VIII-VI a.C.) così come i resti votivi a Santa Cecilia. L’epoca orientalizzante è un periodo caratterizzato da una fortissima influenza artistica e manifatturiera delle zone del Vicino Oriente, moltissimi sono i corredi che mostrano queste influenze, basti pensare a quelli, ricchissimi, esposti a Villa Giulia provenienti da Palestrina, ovvero l’antica Praeneste, cittadina in provincia di Roma. In conclusione, le due necropoli erniche e la zona votiva ritrovate mostrano come la frequentazione della zona del frusinate fosse antichissima, queste scoperte aiutano a decifrare meglio le caratteristiche culturali e materiali della zona così come le influenze e i contatti che i primi abitanti dell’odierna provincia di Frosinone aveva fin agli albori della sua frequentazione: chissà quante meravigliose cose nasconde ancora la sua terra!