Veroli, donna dimenticata dai servizi sociali scrive a Mattarella “Non ho i soldi per mangiare”

Pubblichiamo la lettera inviata alla redazione di Area C quotidiano da Francesca, nome di fantasia, residente nel Comune di Veroli.

“Rispetto, dal latino respicere, nel significato di guardare, volgere lo sguardo attorno. Nel rispetto c’è volontà reale di avvicinarsi all’altro per conoscerlo nella sua specificità. Eppure, si diventa invisibile quando si ha più bisogno di aiuti concreti proprio dalle Istituzioni Comunali di una realtà piccola come questa. Schopenhauer diceva: il bene fatto per egoismo è il più frequente – forme di beneficenza strumentali e funzionali -; si dedica più attenzione e tempo alla realtà di paesani, parenti ed amici e possibili e sicuri elettori, oppure l’attenzione è volta a tutti coloro che hanno davvero bisogno, e questi di cui sopra menzionati sono realmente bisognosi di aiuti per la loro sopravvivenza e soprattutto sono realmente dei potenziali elettori? Certo non è una questione politica, lungi da me parlare “il politichese”, non mi si addice, però voglio rivolgere queste domande a coloro i quali hanno fatto finta che io non esistessi in tutti questi anni con le mie richieste di aiuto sotto gli occhi di tutta Veroli, lavoro soprattutto continuativo ed adeguato alle esigenze di invalidità permanente, oppure aiuti concreti per un affitto di cui l’umidità fa da padrona. Una lettera al Presidente Mattarella con le sue risposte ad personam e nel richiamare l’attenzione degli Uffici competenti non ha avuto esiti positivi, anzi si è acutizzata l’indifferenza. Una patata bollente quindi, che salta fra le mani di ogni opportuna competenza facendo finta che il problema più grave si possa risolvere con dei buoni spesa, le bollette e l’affitto con tutte le altre esigenze economiche minime per stabilire una dignitosa convivenza con il Paese stesso, non sono state
prese minimamente in considerazione. Faccio parte di quella categoria con il carattere intelligentemente discreto e mai arrogante, quindi se non ottengo alcuna risposta, anzi la riluttanza nel farlo in minuscole prove di trasmissione, incide sul mio silenzio comprensibile per ogni essere
umano che si rispetti. La realtà comunale di un Paese in cui si sceglie di tornare per invecchiare dignitosamente, può rifarsi alle tre scimmiette Mizaru per continuare un lavoro certosino? Quanto rammarico, dolore e delusione si prova a non trovare uno sbocco al bisogno di esistere in un
posto che visto dal di fuori sembra magico per la sua bellezza tanto da innamorarsene a tal punto di sceglierlo per continuare ad invecchiare con quella tranquillità esistenziale che si dovrebbe garantire nella comunità paesana. Con dignità umana e degna di una civile e rispettosa convivenza”.

Redazione Digital