Veroli, gli alunni ricordano gli italiani ammazzati nelle Foibe e quelli cacciati dalle loro terre
Veroli, gli alunni ricordano gli italiani ammazzati nelle Foibe e quelli cacciati dalle loro terre.
La grande tragedia storica dell’Olocausto giuliano, istriano e dalmata compiutasi nel corso del secondo conflitto mondiale, e soprattutto a guerra conclusa, con almeno 20 mila Vittime innocenti infoibate o diversamente massacrate, e con almeno 350 mila Esuli, un quarto dei quali dispersi nel mondo, ha trovato nel Dieci Febbraio di ogni anno un “memento” di fondamentale importanza etica, anche nel campo dell’informazione, con riferimento naturalmente prioritario a quella giovanile, e nella fedeltà al noto assunto secondo cui “un popolo senza memoria è un popolo senza futuro”.
Da questo punto di vista l’antica città laziale di Veroli, dalle nobili tradizioni preromane, latine e medievali corroborate da esempi particolarmente illustri, ha offerto un contributo di specifico rilievo, onorando la Legge 30 marzo 2004 n. 92, istitutiva del Ricordo di quei crimini e di quella diaspora, perpetrati dai partigiani slavi titoisti a danno di un popolo dalle nobili tradizioni civili e patriottiche.
Ciò si è reso possibile attraverso l’attento e partecipe concorso di cento studenti e dei loro consapevoli docenti nell’Aula Magna della Scuola “Caio Mario” per ascoltare le testimonianze di alcuni protagonisti di quel dramma e per acquisire una conoscenza più approfondita di quella pagina di storia.
Con l’ottimo coordinamento della dirigente scolastica, prof.ssa Angela Avarello, hanno portato il proprio contributo d’informazione diretta gli Esuli (Maria Luisa Bove, Laura Brussi e Carlo Cesare Montani) illustrando le rispettive esperienze di protagonisti e più generalmente, il delitto contro l’umanità compiuto in quelle tragiche circostanze da chi, per dirla con l’immaginifica definizione di Giambattista Vico, assunse il comportamento dei “bestioni tutta ferocia”.
Si è parlato, in particolare, delle uccisioni indiscriminate a danno degli Italiani, e degli stessi slavi anticomunisti, precedute da innominabili torture e violenze, dalla perdita generalizzata dei beni, e chiuse con la pulizia etnica del territorio grazie all’emigrazione forzata di nove decimi della popolazione residente.
Quest’ultima, contestualmente, fu sostituita da immigrazioni di altra provenienza jugoslava, destinata a mutare radicalmente la geografia umana dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, in misura persino peggiore di quanto era già accaduto con le invasioni avaro-slave del sesto e del settimo secolo, e con le connivenze asburgiche dell’Ottocento austriaco.
Nel riferimento alle tante, troppe Vittime, non è mancato quello più specifico alla Medaglia d’Oro per Merito Civile Norma Cossetto, la giovane insegnante istriana massacrata nella foiba di Villa Surani (5 ottobre 1943) da diciassette aguzzini dopo lunghe quanto ignobili ed efferate violenze, ormai assurta a simbolo perenne del martirio di un intero popolo. Ciò, con l’auspicio che al Nome di questa Eroina, capace di rifiutare categoricamente l’immonda offerta di passare dalla parte del nemico, possa essere conferito un tangibile Ricordo “ad memoriam” anche dal Comune di Veroli, in aggiunta a quelli già presenti in tutto il territorio nazionale.
Al ricordo di Norma ha contribuito in modo particolarmente ragguardevole anche l’eurodeputato Maria Veronica Rossi, nel corso di un video dalla propria sede istituzionale, illustrando la nobile figura patriottica della giovane Martire istriana, Norma Cossetto, Medaglia d’Oro al Merito Civile.
Un arricchimento importante all’informazione di base è stato apportato dal vicedirettore di Area C quotidiano, prof. Biagio Cacciola, con chiare indicazioni circa i Valori democratici e nello stesso tempo universali, da promuovere e tutelare anche in occasione del Ricordo.
Non sono mancati diversi autorevoli interventi registrati del momento politico, tra cui, oltre a quello della suddetta Maria Veronica Rossi, si devono citare i contributi del consigliere regionale del Lazio, Daniele Maura e del presidente del consiglio provinciale di Frosinone, Gianluca Quadrini.
Tutti sono stati concordi nel porre in luce l’importanza maieutica dell’iniziativa, sia sul piano formativo sia su quello dell’alta cultura etica e civica (Rossi); nel puntualizzare il rilievo morale della Legge istitutiva del Ricordo, e di quella regionale del Lazio, promulgata per iniziativa dell’On. Francesco Storace, già in precedenza (Maura); nell’auspicare l’adesione giovanile alla conoscenza più sistematica della storia in questione (Quadrini).
Ha fatto seguito un’interlocuzione non meno fondamentale di parecchi studenti, che hanno posto ai rappresentanti del movimento Esule diversi quesiti circa le loro esperienze personali, generalmente tristi, se non anche tragiche, ma nello stesso tempo di segno opposto, seppure nel solo momento in cui riuscivano a sfuggire alla protervia degli assassini ritrovando la libertà, e quindi la vita, sull’amato suolo della Patria.
In particolare, Maria Luisa Bove ha voluto esprimere sentiti ringraziamenti per l’affettuosa attenzione ricevuta da tutti nel raccontare la tragedia del suo giovane zio, e di sua moglie appena sposata, infoibati solo perché Italiani, mentre il loro piccolo cane corse fino alla foiba dietro il mezzo che li aveva sequestrati, tornando a casa dopo una settimana senza trovarli, perché erano rimasti in fondo all’abisso.
Tutti i relatori hanno ascoltato Maria Luisa con grande commozione mentre il prof. Cacciola, seduto accanto a Lei, aveva gli occhi visibilmente lucidi. Queste particolari emozioni sono diventate, alla fine, un patrimonio spirituale di tutti i presenti, che hanno partecipato alla rievocazione rivivendo la medesima, tragica vicenda.
Laura Brussi, esule da Pola e Carlo Cesare Montani, storico ed esule da Fiume, hanno offerto la loro testimonianza, molto attenta e dettagliata, come avevano fatto alcuni anni orsono, nella stessa scuola di Veroli, ma con qualche maggiore emozione, stante la folta e preziosa presenza degli studenti, inaspettata nel numero ma molto apprezzata nel suo significativo valore.
A seguire, è stato proiettato, con viva commozione di tutti, il documentario riguardante Esodo e Foibe, realizzato all’inizio degli anni novanta dal prof. Claudio Schwarzemberg, presidente del Libero Comune di Fiume in Esilio, e dal prof. Guido Cace, presidente dell’Associazione Nazionale Dalmata, con la dettagliata elencazione delle voragini utilizzate dagli assassini per il loro macabro disegno, e con la triste affermazione del predetto massimo esponente fiumano dell’epoca, secondo cui “i vinti hanno sempre torto”. In proposito, si deve comunque aggiungere che, come aveva già previsto l’indimenticabile Presule di Trieste degli anni bui, Mons. Antonio Santin, “le vie dell’iniquità non possono essere eterne” (e la Legge istitutiva del Ricordo è stata un passo importante in tal senso).
In conclusione, il Giorno del Ricordo del 2024 proposto a Veroli merita di essere considerato alla stregua di un paradigma di riferimento, sia per l’importanza e la qualificazione degli interventi, sia per l’invito a riflettere che ne è scaturito, unitamente a quello non meno fondamentale di “trarre gli auspici”, tanto più che la storia non è finita ieri, non finisce oggi, non finirà domani, e costituisce un perenne divenire di pensiero, di azione, e soprattutto di speranza. Non a caso, su tale ultimo spunto si è soffermato il vicedirettore Cacciola, quando ha espresso l’intenzione di promuovere un’iniziativa di approfondimento storico a livello di consiglio provinciale, mentre la prof.ssa Avarello, nel chiudere l’importante giornata di studio, e dopo avere ringraziato i relatori e tutti gli interlocutori, ha condiviso l’assunto di un’indomita speranza, conforme alla comune buona volontà, testimoniata da un minuto di commosso silenzio in onore delle Vittime.
Redazione Digital