Veroli, il dominio del tempo alle origini del calendario e dei Fasti Verulani

di Deborah Panichi

Fin da quando l’uomo ha percepito lo scorrere del tempo, all’inizio semplicemente osservato come la semplice alternanza del giorno, della notte e delle stagioni, egli ha sentito la necessità di umanizzarlo e gestirlo; ed è proprio dalla necessità di misurare e dominare il tempo che è nato il calendario così come oggi lo conosciamo. Allo scorrere del tempo, oggi, non facciamo quasi più caso, le ore sono scandite materialmente dall’orologio e giorno dopo giorno passano mesi ed anni; detto così può sembrare banale ma quanti di noi si sono realmente soffermati a riflettere sullo scorrere del tempo? Quanti hanno un’idea del ruolo fondamentale che le religioni e le festività, legate soprattutto con l’agricoltura, bene di primaria necessità oggi ma ancor più ieri, hanno avuto nella redazione del calendario? Processioni, sacrifici, in alcune popolazioni anche umani, e rituali cultuali venivano infatti effettuati in determinati periodi dell’anno a cadenza più o meno fissa, per ingraziarsi le divinità e la loro benevolenza. Tutte le società che si sono succedute hanno cercato di dominare il tempo, basti pensare ai sumeri che suddividevano l’anno solare, di 354 giorni, a cui ne aggiungevano altri 11 per adeguarlo al ciclo solare, suddivisi a loro volta in 12 mesi; il calendario egizio era composto da 360 giorni a cui se ne aggiungevano 5, chiamati epagomeni e che, secondo Plutarco, scrittore del greco del I secolo, erano collegati con la Dea del Cielo Nut; ella in quei cinque giorni riuscì a generare i suoi cinque figli, nonostante la maledizione inflittale da Ra, secondo cui non avrebbe potuto partorire durante i giorni dell’anno. Dal calendario romano deriva il nostro calendario, il Gregoriano entrato in vigore nel 1582. Il calendario romano scandiva l’organizzazione temporale di Roma, sia a livello delle festività che religiose  che della vita sociale. In tempi molto antichi il giorno delle Kalendae, ovvero il primo giorno di ogni mese, i sacerdoti enunciavano al popolo, dal sacello di Giunone Moneta, quelli che sarebbero stati i giorni più importanti del mese. Il calendario romano era basato, in un primo momento, sul ciclo mensile della Luna, la lunazione ed era, quindi, un calendario lunare: le Kalendae corrispondevano al momento della Luna nuova, ed erano i primi giorni di ogni mese, e le Idi al momento del plenilunio, chiamato comunemente Luna piena. Prima curiosità: ancora oggi quando un romano vuole postdatare all’infinito una promessa o una azione dice, in maniera goliardica, che lo farà alle “calende greche”, proprio perchè le calende non esistevano nel calendario greco! Tradizione fa risalire il calendario già a Romolo il cui anno era composto da soli 10 mesi ed iniziava a marzo; Numa Pompilio li portò a 12, aggiungendo gennaio e febbraio così da cercare di far coincidere il calendario lunare con quello solare; l’impresa si dimostrò particolarmente ardua tanto che ci vollero molti tentavi e fallimenti per giungere a quello che comunemente è chiamato Calendario giuliano, riformato, così come già il nome ci fa intuire, da Giulio Cesare nel 46 a.C.. Altra piccola curiosità, il nome di alcuni mesi è stato cambiato rispetto a quelli originali, infatti nel 44 a.C., su ordine di Marco Antonio, fedelissimo di Cesare, il mese di Luglio, che in origine si chiamava Quintilis (Quinto) dalla sua originale posizione calendariale, venne chiamato, Iulius, in onore del grande condottiero nato il 13 luglio del 101 a.C.. Non solo luglio, anche il mese di agosto cambiò nome, denominato un tempo Sextilis (Sesto), sempre con riferimento alla sua posizione calendariale prima della riforma di Numa Pompilio, venne rinominato in agosto in onore dell’imperatore Ottaviano Augusto; alla metà di agosto si festeggiavano le Feriae Augusti (il riposo di Augusto) termine con cui si indicava il periodo dedicato al riposo e in cui venivano indette feste e rituali, per celebrare la fine del faticoso periodo del raccolto, da questa festività, trasmutata col cristianesimo nell’odierna Festa dell’Assunzione di Maria, nasce il nostro Ferragosto. La modalità di conteggio dei giorni romani erano differenti dalle nostre infatti ci si rifaceva ai giorni che mancavano alle Calende (primo giorno del mese), alle Idi (tra il tredicesimo e il quindicesimo giorno della mensilità) e alle None (momento di mezzo tra le altre due, tra il quinto giorno del mese e il settimo), mentre i giorni settimanali erano 8, e non 7 come i nostri. Per i romani molte erano le festività, tanto che da un calcolo approssimativo si può ipotizzare che i giorni di lavoro fossero solo la metà del totale annuale; inoltre, ogni giorno era classificato come fastus (favorevole per l’amministrazione della giustizia e per trattative commerciali) o nefastus (giorni in cui, per motivi religiosi, non si poteva commerciare e prendere decisioni legali). La suddivisione dei giorni romani era molto complessa, divenne quindi usanza che il calendario fosse inciso su grandi lastre di pietra e affisso nei luoghi centrali della città al fine di ricordare le celebrazioni, le attività concesse e le festività ai cittadini: ed è così che sono giunti a noi i Fasti Verulani.