Veroli, scivolone dei vertici locali occasione persa per il centrodestra
di Marco Bussagli
Vi siete accorti di come, per intere settimane, prima di adesso, la campagna elettorale verolana sia stata avvolta dal silenzio? Avete notato come tutti stessero scaldando i motori, ma come nessuno avesse voglia di parlare, prendere posizione e dire chiaramente agli elettori quale fosse il programma che si voleva sottoporre al loro insindacabile giudizio?
Eppure, le cose sarebbero dovute essere assai chiare a seguito degli esiti del 2019 che mi avevano visto (volere o volare il mio nome fu vincente in questo senso) sottrarre almeno tre seggi all’attuale maggioranza portando nell’aula di Palazzo Mazzoli ben cinque consiglieri di opposizione. Così, tutti compatti, avremmo dovuto scegliere un unico candidato estratto dalle proprie fila (escluso il sottoscritto che si è fatto da parte per “far posto ai giovani” come si usa dire), oppure recuperato sul territorio con una coalizione di liste civiche e di partiti di centrodestra, da contrapporre a una maggioranza ancora divisa e incerta. Del resto, avevo lavorato per ottenere questo risultato per quasi cinque anni, quando avrei potuto dimettermi con un atto di stizza.
Invece, io ho rispetto degli elettori e posso dire con orgoglio che in questi anni, la compagine dei miei colleghi di cordata (che ringrazio insieme all’ex senatore Gianfranco Rufa che mi chiamò) è stata, a mio avviso, ineccepibile, attirandosi pure molte critiche a seguito del voto di bilancio concorde con la maggioranza nel bel mezzo della pandemia; in una situazione, però, che imponeva solidarietà e sostegno ai Verolani, prima che agli elettori.
Chi ha seguito le varie vicende su questo giornale o su altri organi di stampa dovrà convenire che l’opposizione a firma Bussagli si è battuta in maniera leale e ferma per onorare il mandato che gli elettori le avevano conferito.
Anche il passaggio del sottoscritto e del collega e amico avvocato Cristiano Papetti allo schieramento di Fratelli d’Italia (che – come per magia –, si è ritrovato due consiglieri comunali, non essendo stato in grado nemmeno di formare la lista), andava in questa direzione.
Nella mia ingenuità, l’appoggio della Lega (più volte pervenuto) e quello del nuovo partito (mai visto, nonostante sia stata aperta una sede a spese degli iscritti e si siano staccate oltre 150 tessere) avrebbero dovuto far grande il centrodestra a Veroli, ponendo le basi per un’alternanza a Palazzo Mazzoli che, in realtà, non c’è mai stata da quando la Democrazia Cristiana governava la Penisola e la nostra città.
Bene, adesso tutto questo si è sfaldato perché i vertici provinciali e regionali del centrodestra, con l’appoggio di quelli del territorio (conniventi), per paura di perdere le elezioni, si sono messi alla ricerca di strade alternative alla linea maestra appena descritta, che è stata, pertanto, irrimediabilmente abbandonata. Allora, per amor di verità, dopo essermi profuso in telefonate, video-chiamate, riunioni e WhatsApp di cui darò conto, voglio raccontare ai miei venticinque lettori (ma che qui sono anche e-lettori), come direbbe Manzoni, quello che è accaduto.