Veroli, tra sette carbonare e logge massoniche ecco la storia di Ettore Ciolfi

di Alfredo Gabriele

Il canonico Vincenzo Ciolfi era stato, dal 1853 al 1873, il confessore delle monache bendettine di Santa Maria dei Franconi in Veroli e grazie al suo delicato compito svolto nel monastero ebbe l’opportunità di conoscere da vicino ed apprezzare la purezza d’animo di suor Maria Fortunata Viti; di lui ci resta un manoscritto dal titolo: Breve direzione per Suor Maria Fortunata Viti a condurre la giornata secondo Dio. Don Vincenzo ebbe in Veroli un nipote, Ettore, il ben noto avvocato di fama, al quale l’amministrazione comunale di Veroli volle dedicare il nome di una via, perché aveva difeso il Comune gratuitamente per alcuni diritti e usi civici e curato a sue spese una pregevole pubblicazione della memoria difensiva. L’avv. Ciolfi, dal temperamento diverso rispetto allo zio ecclesiastico, era stato fonte di qualche dispiacere per il monastero dei Franconi in occasione di una manifestazione avvenuta nel 1907. Il Testamento chiuso di Vincenzo Ciolfi, del 1875, merita lettura, dopo la prima apertura ufficiale avvenuta nell’Archivio di Stato di Frosinone l’8 dicembre 2019, dietro mia richiesta. A commento aggiungiamo che in Arce, luogo di nascita di Vincenzo Ciolfi, nel 1823 la polizia borbonica aveva scoperto una cospicua affiliazione ad una setta della Carboneria sotto il titolo “Nuova Riforma di Francia”. Tra questi 17 arrestati figurarono anche alcuni appartenenti alla famiglia Ciolfi e Germani: ciò fa ritenere probabile l’attenzione del giovanissimo Ettore Ciolfi verso la Massoneria, fin dentro le mura domestiche. Lo zio canonico Vincenzo era già avviato allora nella carriera ecclesiastica e si ritrovava perciò a Veroli dal 1839 tra i docenti di Lettere latine nelle scuole del Seminario vescovile. Il nipote Ettore Ciolfi raggiunse lo zio più tardi, quando era un giovane e già noto avvocato. Le idee liberali di Ettore Ciolfi erano già manifeste quando scrisse compiaciuto al direttore de “Il Lampo”, l’anticlericale ed ex garibaldino Aristide Salvatori, informandolo che avrebbe iniziato a stampare il settimanale ad Arnara il  24 settembre 1874. Suscitò critiche poi nella stampa locale quando, nel 1907, pur essendo il nipote del canonico Vincenzo, per aver partecipato ad un corteo e a manifestazioni per la “Scuola laica” in memoria di Aonio Paleario. Ettore Ciolfi fece costruire a Veroli un moderno palazzetto per potere trascorrervi le sue vacanze, lontano da Roma e dagli impegni forensi. Sulla facciata dell’edificio appare tuttora una ricca simbologia massonica. Morì a Roma il 22 ottobre 1932. Molte indicazioni sui suoi parenti ed eredi si possono raccogliere dai nominativi incisi sul monumento funebre, nel cimitero del Verano di Roma e nel Cimitero di Arce. Nessuno di questi parenti è rimasto però in Veroli e l’immobile suddetto è passato negli anni successivi ad altri proprietari. La presenza nella stessa famiglia di soggetti ecclesiastici e di altri con idee liberali era frequente in Veroli in quel periodo.