Veroli, volano insulti e parolacce in Comune niente università meglio il palazzetto chiuso
Veroli, volano insulti e parolacce in Comune niente università meglio il palazzetto chiuso.
“Dopo un doveroso minuto di silenzio, suggerito dal sottoscritto, per le vittime dell’oscena guerra in Ucraina, il consiglio comunale scorso, a un certo punto, ha preso una deriva inaspettata e, in certo senso, sorprendente – ha affermato Marco Bussagli – Un consigliere di maggioranza di cui non faccio il nome (per evitargli brutte figure), una volta ringraziato il sindaco per le iniziative legate al miglioramento e alla ristrutturazione di alcuni edifici scolatici (sulle quali non c’è da eccepire), dopo aver dato del “giornalaio” (come se fosse un insulto) a chi scrive su questa testata on line che ha la cortesia di ospitare i miei interventi, si è detto sbigottito e stupito dalla proposta di realizzare una funivia, o cabinovia, da Santa Maria Amaseno a Pizzo Deta. Anzi, l’accusa è stata di averne scritto – a dir il vero insieme all’ingegner Maria Grazia Cestra che ha avuto l’idea, da me sostenuta in campagna elettorale – per mero calcolo elettorale; ossia «per avere qualche voto in più».
Evidentemente, non si è reso conto che, con tale affermazione, ha implicitamente ammesso il gradimento della proposta; ma questo ci porterebbe troppo lontano. Non contento di darmi, sempre implicitamente, del qualunquista pronto a svendere se stesso per il consenso elettorale (salvo poi rivelare che anche lui lo aveva cercato) ha esordito, più o meno con queste parole: «Ma chi può essere quel co…ne che può pensare di deturpare quella meraviglia che il buon Dio ci dato?!». Non ho fatto in tempo a pensare di replicare che, preoccupato che non avessi capito, ha aggiunto un esempio che aiutasse la mia tardità mentale: «È come se sulla Donna di Picasso [che francamente non saprei identificare con queste poche indicazioni] si facesse uno scarabocchio!».
Vi risparmio per intero la mia risposta articolata che tuttavia toccava alcuni punti: 1. Non sono in cerca di voti perché non so neppure se candidarmi di nuovo; 2. Peccato che, ad iniziare dal Parco Nazionale d’Abruzzo per finire al Monte Bianco, i luoghi montani più belli d’Italia siano dotati di una funivia o di una cabinovia; 3. Il senso di quell’intervento su questo giornale voleva spiegare che cospicui investimenti come quelli del Palazzetto dovrebbero portare almeno un pari beneficio, invece d’immobilizzare fondi in opere che hanno scarsa ricaduta sul tessuto sociale verolano; 4. Al contrario – continuavo replicando – nel corso della mia campagna elettorale proponevo di portare a Veroli una facoltà di Agraria, ma tutti mi avevano preso in giro.
Mentre cercavo di argomentare le mie ragioni, il presidente del consiglio comunale, che aveva concesso al consigliere di maggioranza ampio margine e deroga rispetto al punto all’Ordine del Giorno, mi dava sulla voce perché dovevo «tornare al punto!». Al che ho dovuto sottolineare che non ero stato io a cambiare argomento e che avevo il diritto di replicare perché non potevo tollerare che venisse messa in discussione la mia onestà intellettuale.
Convinto che fosse finita lì, mi siedo; ma vedo il sindaco che prende la parola e magnifica la capacità del Comune d’intercettare i finanziamenti, spiegando che la mia idea d’istituire un assessorato alle politiche europee per ottenere quelli dell’Unione Europea (ora con il PNRR soprattutto, come avevo detto nella mia replica) era del tutto inutile in quanto è la politica (locale) che deve portare sostegno economico al Comune. In proposito, si diceva deluso dal fatto che nessuno dell’opposizione si era mai recato da lui per rendersi utile in questo senso. Il Palazzetto, poi, è un’opera finanziata dalla Regione e dal Coni (con partecipazione comunale) che, a suo dire, tutti ci invidiano e la cui possibilità di realizzazione andava colta al volo perché, in caso contrario, «oggi ci troveremmo a lamentarci» per la mancata occasione. Per quanto riguardava la Facoltà di Agraria, se proprio ci tenevo, potevo proporla ora all’Amministrazione e «chi oserebbe dirle di no?!».
Allora, ho provato a replicare, dicendo che le mie proposte sarebbero state realizzate se avessi vinto le elezioni e che, anzi, se la maggioranza le riteneva utili al paese, si adoperassero per realizzarle. Al che, il consigliere di maggioranza che aveva provocato tutta questa diatriba, commentava a voce alta: «Seee… stiamo a gioca’ a briscola…». «Non gioco a briscola…» ho risposto. «Vabbè… allora a scopa…». «Non gioco né a briscola né a scopa…» ho ribadito. La discussione è finita così.
Mi si permettano, però, alcune riflessioni conclusive. La prima è: il sindaco non può pensare a un’opposizione che diventa maggioranza quando fa comodo a lui. La capacità d’intercettare finanziamenti a Veroli, se e quando riesce, non dipende dall’abilità del sindaco, ma ha un nome e un cognome che tutti quelli che frequentano il “palazzo” conoscono e che dipende dall’attuale assetto della Regione. Oggi, l’opposizione regionale non ha alcun accesso ai finanziamenti importanti. Quindi quella del Comune non ha possibilità di portare “soldi” a Palazzo Mazzoli, come il sindaco auspicherebbe.
I finanziamenti sono strettamente legati agli assetti regionali. Dunque, mutata la configurazione della Regione, sono finiti i finanziamenti. Proprio per questo, mi permetto di dire, sarebbe utile l’assessore ai finanziamenti europei: la regione cambia, l’Europa no; o almeno non nella stessa misura, così da garantire quella continuità che ogni Amministrazione auspica. Certo il profilo di questo assessore non può essere che quello di un tecnico, avvezzo “per mestiere” a frequentare le varie normative europee”.
Un altro paio di considerazioni finali. Si potrà leggere tutta questa vicenda sul verbale del consiglio comunale? Non credo. Un po’ perché non sempre i verbali sono precisi (basta vedere tutte le volte che non li ho approvati), anche se nelle ultime sedute la ‘musica’ è cambiata, e un po’ perché davvero si tratta di una deriva che non avrebbe senso nel verbale, dove è necessario “stare al punto”. Eppure sarebbe educativo trascriverla perché chi parla in consiglio dovrebbe sapere che tutte le sue parole saranno verbalizzate.
Sarebbe, implicitamente, un invito a riflettere prima di parlare ed evitare, così, di apostrofare come “co…ne” un consigliere, senza che chi è preposto a salvaguardare il corretto svolgimento del consiglio, abbia sentito l’urgenza e l’obbligo di sanzionare, almeno a parole, l’autore della frase. Tutto questo spiega un’ultima cosa: il vero motivo che impedisce la ripresa in streaming delle sedute consiliari del Comune di Veroli, più volte richiesta dai Consiglieri di Fratelli d’Italia”.
Redazione Veroli