Vi racconto di mio “zio” Leonardo Bragaglia
di Biagio Cacciola
Quando ti trovavi a conversare con Leonardo Bragaglia, cosa che insieme all’amico e uomo di cultura Domenico Mariani ho fatto spesso, ti accorgevi di quanto questa persona, ormai in là con gli anni, avesse mantenuto l’animo del fanciullo.
I ricordi e anche i dissidi con lo zio Anton Giulio per le rappresentazioni teatrali era come se fossero lì davanti a noi, le discussioni sulle scenografie, sulle luci e sulla fotografia a cui il visionario Anton Giulio sottoponeva tutti i suoi attori compreso il nipote Leonardo che, avendo iniziato a otto anni la sua carriera di attore, ne aveva fatto tesoro.
Anche quando passò alla regia e alla critica non poteva dimenticare di essere l’erede di una famiglia memorabile. Un padre filosofo e pittore futurista che inventò la pamplastica, autore di un libretto preziosissimo come ‘L’avvenire delle citta’, saggio sull’architettura futurista.
Uno zio, Anton Giulio, mostro sacro del teatro italiano e l’altro zio, Carlino, autore di decine di film grazie al quale Leonardo incontrò i più grandi attori dell’epoca. Scrisse diverse biografie tra cui quella monumentale su Ruggero Ruggeri, che per lui rappresentava il più grande attore italiano.
Quando lo incontravi nella sua casa di Anzio o a Frosinone, dove veniva volentieri, ti rendevi conto della sua umiltà di uomo e della sua capacità di raccontare senza retorica pezzi di storia del teatro, del cinema, di lirica che magari avevi visto da bambino.
Mi commosse quando, liberando la sua casa di Anzio dai tanti quadri del padre che aveva, mi regalò un dipinto prezioso con un ritratto di sua madre in posa su una sedia. Quando lo guardo mi torna alla mente Leonardo e tutta la sua grande famiglia.