Violenza sulle donne, nuovo centro antiviolenza nel Lazio
“Sulla legge cosiddetta “Codice Rosso” approvata dal Senato nella giornata del 17 luglio, il governo ha perso una grande opportunità – ha affermato il consigliere regionale Sara Battisti – Di fronte ad un testo che avrebbe dovuto garantire norme meno ideologiche e più efficaci per il contrasto alla violenza sulle donne, lavorando di concerto con tutte le forze politiche, la maggioranza ha ritenuto di non prestare attenzione agli emendamenti proposti. Una legge che inasprisce le pene ma non tiene conto del fatto che bisogna programmare investimenti volti ad un profondo mutamento della concezione della donna che permane ancora nella nostra società. Quando si parla di contrasto alla violenza sulle donne infatti, si deve tener conto dell’educazione all’affettività per i più giovani, si devono garantire cure e sostegno psicologico a chi è vittima ma anche a chi è carnefice, si devono prevedere risorse per rafforzare la rete tra le Associazioni, le Istituzioni, le Asl, le Forze dell’Ordine”.
“L’approccio ideologico – ha aggiunto Battisti – ha prevalso invece sul buon senso respingendo, tra le altre, la richiesta delle associazioni e degli avvocati di rivedere la norma che prevede l’obbligo di ascoltare la testimonianza delle vittime entro tre giorni dalla violenza subita: questa norma aumenta lo stress delle stesse dovendo riferire a caldo dell’orrore della violenza subita. Inoltre, nei giorni scorsi, la Presidente della Commissione di Inchiesta sul femminicidio aveva denunciato lo stop dei fondi al piano antiviolenza, fondi stanziati nel 2018 ma ancora inspiegabilmente bloccati. La lotta contro la violenza non è a costo zero, perché bisogna coinvolgere personale qualificato che operi sia per la prevenzione che nella fase del sostegno alle vittime: è assurdo che le forze di maggioranza non ne abbiano tenuto conto. Proprio oggi la Regione Lazio inaugura il ventiduesimo centro antiviolenza presente sul nostro territorio, perché crediamo che non sia sufficiente guardare al problema con il fare repressivo ma educativo. Chiediamo al governo un’inversione di rotta decisa, in nome delle numerose donne vittime di violenza”.