Virus, Cassino ingegnere dell’Università al Corriere della Sera “I vaccini da soli non sono sufficienti”

Riportiamo estratto dell’intervista al prof. Buonanno pubblicata dal Corriere della Sera.

Come mai dopo il rallentamento estivo la curva pandemica è di nuovo in salita? «Essenzialmente per due motivi. I vaccini sono una misura di protezione necessaria ma non sufficiente. Hanno la capacità di ridurre soprattutto la malattia rispetto al contagio e per una variante così infettiva come la Delta risultano fondamentali» risponde Giorgio Buonanno, professore di Fisica tecnica ambientale all’Università degli Studi di Cassino e alla Queensland University of Technology di Brisbane in Australia. «L’efficacia dei vaccini si riduce in tempi notevolmente più ridotti (3-4 mesi) rispetto al tempo necessario per vaccinare la popolazione (9 mesi), rendendo praticamente impossibile avere sempre il giusto timing tra alte percentuali di immunizzati in coincidenza di un’alta incidenza del virus. Di conseguenza siamo costretti sempre ad inseguire le ondate del virus in maniera passiva».

E il secondo motivo? «La crescita pandemica è la conseguenza diretta di un errore di fondo commesso fin dall’inizio della pandemia dalle autorità sanitarie su come si diffonde il virus. Come è ormai sottolineato da numerosi studi scientifici, e ammesso anche dall’Organizzazione mondiale della Sanità, la modalità di contagio dominante non è legata ai droplets emessi da chi tossisce o starnutisce e che precipitano rapidamente a terra, ma è la trasmissione aerea, nella quale il virus viaggia all’interno di goccioline molto piccole (il famoso aerosol), in grado di galleggiare nell’aria. Si può immaginare l’analogia tra una persona infetta ed un fumatore: l’aerosol avrà un comportamento simile al fumo della sigaretta».

Non basta la terza dose di vaccino? «La terza dose è importante per recuperare l’immunità delle persone che si sono vaccinate più di 5 mesi fa. E questo numero di persone è ben superiore a quelle che non intendono vaccinarsi. Ma ci vorranno mesi, ed il virus ha ricominciato a correre anche in Italia».

Si può mitigare il rischio negli ambienti chiusi? «Il rischio di infezione si può stimare e mitigare con interventi di tipo ingegneristico. Questo perché le competenze del “viaggio” del virus dalla generazione delle goccioline, la successiva emissione, l’evaporazione e trasmissione aerea, la deposizione nel soggetto suscettibile sono processi fisici, sconosciuti all’area medica. Di per sé il problema è simile a quellodell’inquinamento indoor: noi sappiamo che il fumo di una sigaretta, di una candela, di una attività di cucina sono dannosi per la salute ma per proteggerci dentro casa ci rivolgiamo agli ingegneri che suggeriscono specifiche soluzioni tecniche come ad esempio cappe aspiranti o ventilazione per risolvere il problema. Oggi con le tecniche ingegneristiche è possibile stimare il rischio di contagio in funzione di uno scenario in qualunque ambiente chiuso (mezzi di trasporto, uffici, scuole, cinema) e di conseguenza intervenire per abbattere questo rischio con la riduzione dell’emissione del carico virale del soggetto infetto (ad esempio con l’adozione di microfoni per gli insegnanti nelle scuole), la gestione dei tempi di esposizione, dell’affollamento, l’introduzione della ventilazione. Tutto questo a prescindere dalle varianti: la tecnologia ingegneristica funziona su tutti i ceppi e su tutti i patogeni, non solo sul coronavirus».

Crede che sia davvero possibile mettere in sicurezza l’aria? «L’acqua che esce dai nostri rubinetti è pulita. Lo diamo per scontato, ma duecento anni fa il colera si diffondeva proprio attraverso l’acqua. A partire da allora con l’approccio ingegneristico abbiamo messo “in sicurezza l’acqua”. Oggi siamo pronti a fare la stessa cosa anche per l’aria: ogni individuo ha il diritto non solo di acqua pulita, ma anche di aria esente da inquinanti e agenti patogeni. È un diritto dei cittadini ed un dovere dei gestori degli ambienti pubblici».

Come sarà il nostro Natale rispetto a quello scorso? «Spero sia quantomeno simile. Nonostante una variante molto più infettiva, abbiamo mitigato con la vaccinazione ma non abbiamo fatto nulla per contrastare i contagi negli ambienti chiusi. Senza un cambio radicale che preveda l’adozione unicamente di misure farmacologiche (vaccinazione), ed escluda quelle non farmacologiche ma ingegneristiche (stima del rischio, ventilazione, gestione degli ambienti), vivremo sempre con l’incubo dell’inverno ed con il sogno dell’estate». https://www.corriere.it/salute/malattie_infettive/21_novembre_27/lotta-covid-vaccini-soli-non-bastano-ecco-come-evitare-inseguire-ondate-varianti-56824dba-4dcf-11ec-aa55-94e0c30ae027.shtml?refresh_ce