Vittorio Emanuele sepolto a Torino, era la sua ultima volontà

Vittorio Emanuele naturalmente non ha una via intitolata a Torino e si presume non l’avrà mai. Anche se con quel trasformismo toponomastico antispreco che emerge pure nel cuore sabaudo della città (piazza Vittorio era in realtà intitolata a Vittorio Emanuele I, poi riciclata come Vittorio Veneto, tanto per i torinesi rimane piazza Vittorio-e-basta) chissà che in futuro qualcuno non pensi che corso Vittorio sia intitolato al non-sovrano appena mancato e non a suo trisavolo, il primo re d’Italia Vittorio Emanuele II. Certo a Torino c’è un bello schieramento di parentela sabauda declinato fra vie e corsi.Cominciamo dagli omonimi, visto che Vittorio Emanuele è un nome ricorrente nella famiglia dei sovrani sabaudi. A Vittorio Emanuele II è intitolato il corso e il largo che attraversa buona parte della città partendo dal Po, ma anche – ed è meno noto – il Ponte sulla Stura, sull’asse di corso Vercelli e il Giardino ubicato presso l’ex Cascina della Porporata, cintura nord di Torino. Il padre Umberto II, esule in Portogallo e il nonno Vittorio Emanuele III non hanno nessuna intitolazione, e ci mancherebbe, viste le compromissioni con il regime e l’assai poco regale fuga a Brindisi. E neppure la madre Maria José del Belgio ha lasciato tracce nella toponomastica torinese. Tocca risalire ai bisnonni e a una Torino di fine ‘800 per ritrovare Savoia degni di intitolazioni ufficiali. Corso Re Umberto è intitolato al bisnonno Umberto I, re d’Italia fino al 1900, morto nell’attentato di Monza il 29 luglio di quell’anno, sotto i cinque colpi di pistola sparati dall’anarchico Gaetano Bresci. E a sua moglie, l’amatissima regina Margherita, è intitolato il corso più lungo di Torino, 8 km, per i torinesi semplicemente corso Regina e basta (e pure l’ospedale infantile Regina Margherita). Del trisnonno Vittorio Emanuele II, Torino ha ricordato anche la consorte ufficiale, la regina Maria Adelaide, a cui è intitolato l’ex ospedale sul lungodora, e ai loro figli Maria Clotilde la via Principessa Clotilde, e a Oddone, principe colto, sfortunato e dalla salute fragile, il corso Principe Oddone. Ma sono soprattutto i Savoia della grande storia di una famiglia di duchi che da Chambéry decidono di varcare le Alpi e puntare a ingrandire i loro possedimenti fino a diventare sovrani di un nuovo stato, quelli che Torino ha celebrato nelle strade e nelle piazze del suo cuore storico. Il Principe Tommaso, la Duchessa Jolanda, il Principe Eugenio, il Principe Amedeo, Vittorio Amedeo II, il primo re di Casa Savoia, Carlo Felice, Carlo Alberto, fino a quei capostipiti, il Conte Rosso e il Conte Verde, che fin dal ‘300 avevano visto nella Torino medievale il nucleo di uno stato futuro. Visto che sarà sepolto a Superga, come voleva, Vittorio Emanuele di Savoia si ritroverà nella Torino dei suoi avi, scandita da vie, corsi e piazze di un casato che ha scelto di raccontarsi nella toponomastica fino a quel 1861 quando è stato proclamato il Regno d’Italia. Poi è cominciata un’altra storia, meno nobile da raccontare e da ricordare. corriere.it